IV tappa: rifugio Carè Alto – Rifugio Trivena

Tappa difficile, molto impegnativa. Nella seconda parte anche la pioggia non ci ha aiutato. Parecchi tratti in erba alta e molto scivolosa ci ha rallentati e messi in una certa difficoltà.A circa metà percorso, una ferrata (o percorso attrezzato) ci è apparsa all’improvviso, decisamente inaspettata. Anche una pellegrina francese che ci ha accompagnato in questa tappa è rimasta sorpresa, convinta che si trattasse di pochi metri di fune metallica. Invece bisogna dire che circa trecento metri di scale di ferro e corda metallica inframezzati da tratti liberi, non sono alla portata di tutti.Piacevole intermezzo l’incontro con una coppia di turisti tedeschi che per un tratto si sono trasformati, ben felici di esserlo, in pellegrini della pace.

Al solito i panorami sono da cartolina, quando la leggera nebbia ci ha permesso una visuale sui tanti torrentelli e cascate. Decisamente inaspettato anche l’ incontro con un branco di stambecchi che in verità sembravano decisamente a loro agio nel vederci.

Il tempo per pensare in questa tappa è molto poco, più importante è guardare attentamente a dove mettere i piedi, e a preservare le forze per non arrivare stremati all’arrivo.

Se pellegrinaggio vuol dire anche “soffrire” questa tappa deve essere fatta, sempre con la testa sulle spalle ed accompagnati con esperti.

Al rifugio “Trivena”, gestito da 30 anni da Dario Antollini e famiglia, custodi impegnatissimi del Sentiero della Pace in questa zona e della memoria storica del territorio (nel rifugio è possibile anche “visitare” una collezione interessante di reperti del primo conflitto mondiale), ci hanno raggiunti i nostri alpini e i sindaci locali.
Il “Generale”, Domenico Ferrari, amico di Maria Dolens, nostro amico, ha organizzato una cena per salutare il nostro arrivo, e per condividere la nostra esperienza il più possibile. 

Dal gruppo di Breguzzo il capogruppo Denis Lorenzi e l’ex capogruppo Antonello Ferrari, dal Gruppo di Bondo il capogruppo Gaetano Bonenti e Oreste Molinari.

Stimolante, e di grande importanza la presenza di Giuseppe Bonenti, sindaco di Bondo e di Emanuele Bonafini, Commissario del comune di Breguzzo, interessati per lo sviluppo nella loro zona del Sentiero della Pace, e consapevoli dell’importanza di dare una maggiore visibilità ad un percorso che sia di interesse non solo per i normali escursionisti ma anche per coloro che vogliono fare un viaggio dentro se stessi.
Noi stiamo camminando per la Pace e tu cosa fai per la Pace?
We are walking for Peace and what are you doing for Peace?

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III tappa: visita della Bocchetta del cannone

Questa giornata, da noi definita di riposo è realmente una passeggiata d’alta quota. A poco più di un’ora dal rifugio Carè Alto si trovano due cannoni austroungarici puntati sull’altro versante della valle. Il panorama sul ghiacciaio e sul sottostante laghetto è veramente imperdibile. Poco prima della sommità si vedono distintamente i ruderi di un villaggio militare e durante l’ ascesa con un po’ di fortuna si può vedere qualche esemplare di marmotta. Anche il rientro al Rifugio non presenta difficoltà, a parte qualche raro passaggio tra canalini di roccia comunque agevolmente superabili con un po’ attenzione e comunque per nulla pericolosi. Anche in questa giornata gli alpini sono stati con noi,sempre gentilissimi e sempre disponibili a raccontare fatti, memorie e accadimenti dei luoghi che stiamo vivendo come pellegrini della pace.

Vi diamo inoltre un piccolo consiglio, la sera al vostro rientro al rifugio, dopo una giornata di escursione in questi luoghi tragici che fanno capire sempre di più come la vita sia effimera, chiedete a Marco se può allestire la “sala di proiezione” e godetevi un filmato di circa 30 minuti che racconta attraverso immagini e testimonianze dirette la vita in questi luoghi poichè nessuno, meglio di chi ha vissuto quei giorni e quei momenti, può raccontarvi ciò che è vivere nei cunicoli di ghiaccio, ciò che vuol dire costruire un villaggio, ciò che vuol dire trasportare a spalla tutto ciò che può servire per vivere, fare turni di guardia con il timore di essere colpiti ogni momento dal fuoco avversario, come era possibile vivere con polmoniti, ferite, tifo, scabbia e chissà cos’altro…

Noi stiamo camminando per la Pace e tu cosa fai per la Pace?
We are walking for Peace and what are you doing for Peace?

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II tappa Rifugio Bedole- Rifugio Care Alto

Tappa molto difficile, per famiglie unicamente il tratto della Val di Genova, dal rifugio Bedole fino a prendere il sentiero n. 215. Poi il sentiero diventa molto lungo e impegnativo in alcuni tratti (anche passaggi in cui per i meno coraggiosi e i meno esperti è consigliato l’utilizzo di attrezzatura).Un consiglio a tutti coloro che vorranno intraprendere la tappa è di non prenderla sotto gamba; partire presto e guardare bene, benissimo, cartine e altimetrie. L’esempio più visibile sono i 30 m di dislivello dal Paso Altar e il Rifugio Caré Alto, reali si ma solo sulla carta. In realtà il sentiero, per evitare passaggi su rocce troppo complicate e pericolose, continua in saliscendi per centinaia di metri di dislivello in mezzo a enormi roccioni granitici. Inevitabilmente tutto ció porta ad un allungamento dei tempi di percorrenza oltre ad un carico di stanchezza non preventivato,in sede di studio della tappa stessa. È necessario forse rivedere i punti di appoggio e fare affidamento anche su su Fontana Bona per tagliare il tracciato. Ma questo come si sa è l’anno zero del pellegrinaggio…

L’aspetto che forse colpisce di più in questa tappa, da un punto di vista storico è tutto il sistema di teleferiche per i rifornimenti verso la prima linea e i villaggi di seconda linea sottostanti, un sistema imponente, strutturato e difficilmente comprensibile dai non esperti, ma ciò garantiva il continuo approvvigionamento in zone così disagiate e difficilmente raggiungibili.

Da un punto di vista umano invece, una volta in più, a queste altezze, in questi luoghi, si vede come l’essere umano non è fatto per vivere stabilmente qui. Questo luogo deve essere lasciato alla natura, qui non è l’uomo che comanda; l’uomo può solo trovare delle “scorciatoie” per sopravviverci. Questi luoghi durante il primo conflitto mondiale hanno portato più caduti, da ambo le parti, per valanghe e per il freddo più che per i colpi di pistola, di cannone e da qui si capisce molto della guerra in queste zone…

Ad attenderci al rifugio Carè Alto, al nostro arrivo molto, molto tardi sempre gli stoici mitici, Il gruppo di spiazzo  guidato da Bestini Angelo composto da Campidelli Angelo, Chiappani Mauro, Scavini Aldo e Zeni Giorgio. Un ringraziamento doversoso anche al capogruppo Cappelli Claudio che all’ultimo ha dovuto rinunciare al pellegrinaggio con noi. Da ricordare anche  Marco Bosetti, il disponibilissimo gestore preoccupato per il nostro non-arrivo…

Noi stiamo camminando per la Pace e tu cosa fai per la Pace?

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I tappa passo del Tonale- Rifugio Bedole

È iniziato anche questa seconda parte del pellegrinaggio…La prima tappa dal passo del tonale al rifugio Bedole.

Tappa decisamente impegnativa e non solo perchè abbiamo un anno in più nelle gambe.

La salita dal passo del tonale a passo paradiso è dolce e consigliata a tutti, la vista dei primi nevai e delle prime cime del gruppo dell Adamello lascia senza parole, vista che accompagna i pellegrini lungo tutta la tappa, lasciando poi lo spazio agli immensi (anche se ridotti in dimensioni anno dopo anno) ghiacciai.

La successiva salita fino al passo del Marocaro non è per tutti…il ghiacciaio è impegnativo, l’attrezzatura adatta è fondamentale per affrontarlo in sicurezza.

Giunti al passo, il punto più alto del sentiero della pace a 1975m, si scollina ed inizia la discesa di circa 1400m di dislivello fino al rifugio Bedole, passando per il rifugio Mandron.

Abbiamo incontrato numerosi turisti che, come noi, percorrevano il sentiero della pace, ma lo percorrevano per fare del trekking, per fare una camminata in montagna la domenica, senza sapere dove stavano camminando e ciò che è successo 100 anni fa, speriamo che tramite questo nostro pellegrinaggio, tutti possano percorrere il sentiero pensando anche ad altro rispetto alla bellezza incredibile di questi luoghi.

Un ringraziamento anche a Renzo Maffei, degli alpini di Pinzolo per averci caldamente accolti al rifugio Bedole!!

Ciò che si può vedere e sentire sulla propria pelle facendo questo tratto del sentiero è la difficoltà di chi combatteva su questo fronte doveva affrontare. noi abbiamo percorso il sentiero il 26 luglio, con il sole e una temperatura gradevole, ma pensando di dover stare settimane intere, in inverno, con temperature glaciali e l’incessante fuoco nemico a dover difendere una brulla montagna è impensabile al giorno d’oggi. Per avere dei caduti da “mostrare” al tavolo delle trattative, nulla di più…una guerra folle.

Quello che si provava sulla prima linea, costoni di roccia inacessibile proprio per difendersi dal nemico, morire di stenti, morire assiderati e morire per scelte dettate unicamente dalla volontà di poter guadagnare qualche metro di terra…

Una vita a 3000 metri di quota non è vita, è sopravvivere.

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Si parte!!!!

Domani, domenica 26 luglio dal Passo del tonale partiremo ufficialmente con il pellegrianggio sul sentiero della pace.

State connessi per ricevere informazioni sul viaggio dei nostri pellegrini lungo il sentiero della pace.

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Pellegrinaggio 2015

Cari amici,

tra qualche giorno presenteremo ufficialmente il Pellegrinaggio Civile della Pace che realizzeremo dal 26 luglio al 9 agosto, con partenza da Passo del Tonale e arrivo alla Campana dei Caduti.

Come l’anno passato avrete la possibilità di visionare tutte le tappe con i punti di partenza, arrivo, la durata delle tappe e la loro difficoltà, così potrete scegliere se fare alcune tappe con noi, perchè, come l’anno scorso il pellegrinaggio sarà aperto a tutti coloro che vorranno fare con noi questo viaggio dentro la storia, dentro la memoria, dentro se stessi.

Seguiranno aggiornamenti!!!

Considerazioni…

Sono appena tornato dal pellegrinaggio civile della pace e mi devo confrontare con le operazioni militari che stanno sconvolgendo Gaza e coinvolgendo Israele.
Io ero un ragazzo quando scoppiò la “guerra del sei giorni” e parteggiai per la piccola Israele attaccata dai grandi stati arabi. Più avanti, ero ormai un giovane pieno di speranze e impegno politico, scelsi la causa palestinese e la sua lotta per l’indipendenza. Da tempo io spero in due popoli in due stati e in pace. Ora davanti a quanto sta succedendo a Gaza e in Israele inorridisco per la violenza e lo stato di guerra.
Durante il pellegrinaggio mi ero staccato dal quotidiano e dal suo continuo vomitare notizie che alla fine ti stordiscono e narcotizzano. La notizia, arrivata improvvisamente, dell’aggravarsi della crisi in Israele e Gaza mi ha colpito come un forte e doloroso pugno nello stomaco. Ora sono appena tornato e tutto è ancora molto peggio, ma non mi sento smarrito. Questa volta di fronte a questa nuova guerra non mi schiero con uno dei contendenti in quanto entità nazionali ma parteggio per la necessaria pace tra i popoli, spero in un cessare delle violenze, in un riemergere delle capacità della diplomazia e della politica, nel sopravvento del buon senso e del pacifico operare delle genti e dei suoi governanti. Io non posso fermare una guerra come non posso fermare una pallottola sparata da un fucile, io però posso riaffermare la mia necessità di pace. Ho appena camminato per più di venti giorni nella e per la pace, e so di avere fatto una cosa giusta, ancor più vedendo quello che sta succedendo nel mondo. La necessità della pace è un prodotto dell’avanzare della civiltà e della cultura, va coltivata nel quotidiano, sempre e senza scoraggiarsi. A volte anche le utopie, che sembrano impossibili pur esprimendo una giusta necessità, si realizzano.
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Terceiro Sino da Paz de Rovereto

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História do Sino da Paz (Campana dei Caduti)

TERCEIRO SINO:

O segundo Sino da Paz (Campana dei Caduti) apresentou uma rachadura e, em maio de 1961, foi transferido para a Fonderie Capanni di Castelnuovo ne’ Monti para ser refundido em um terceiro sino. Foi assim reformulado em 1 de outubro de 1964. Neste dia, além de autoridades de Rovereto e da Regência, estavam presentes os governadores do Lions Club que tinham financiado a fundição e alguns jornalistas de televisão. Em 31 de outubro de 1965 foi consagrado na Praça de São Pedro, no Vaticano, em Roma, pelo Papa Paulo VI. Em 3 de novembro do mesmo ano, o sino voltou para Rovereto e foi instalado no dia seguinte na Colina de Miravalle. O segundo Sino da Paz (Campana dei Caduti) apresentou uma rachadura e, em maio de 1961, foi transferido para a Fonderie Capanni di Castelnuovo ne’ Monti para ser refundido em um terceiro sino. Foi assim reformulado em 1 de outubro de 1964. Neste dia, além de autoridades de Rovereto e da Regência, estavam presentes os governadores do Lions Club que tinham financiado a fundição e alguns jornalistas de televisão. Em 31 de outubro de 1965 foi consagrado na Praça de São Pedro, no Vaticano, em Roma, pelo Papa Paulo VI. Em 3 de novembro do mesmo ano, o sino voltou para Rovereto e foi instalado no dia seguinte na Colina de Miravalle.

Em 30 de outubro de 1965, o terceiro Sino da Paz (Campana dei Caduti) chegou à Praça de São Pedro, no Vaticano. Enorme, brilhante, solene, o sino brilhava sob o sol do outono de Roma. Foi posicionado entre o obelisco e uma das duas fontes de Bernini. Durante todo o dia, foi o destino de milhares de visitantes que passaram pela praça. O Papa Paulo VI, em seu discurso de saudação, ressaltou que o sino nasceu para lembrar os mortos na guerra e que tinha sido derretido três vezes para se tornar um sinal de paz. Em 30 de outubro de 1965…

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Alcune considerazioni…

Nei prossimi giorni pubblicheremo alcune considerazioni, brevi, del nostro pellegrinaggio. Di chi ha percorso solo un metro di una tappa, più tappe o tutto questo viaggio. Saranno volutamente senza autore chiunque percorrendo il “Sentiero della Pace” può ritrovarsi in questi pensieri.

Alla fine le mie considerazioni si possono suddividere in un pensiero “tecnico” e in uno “filosofico” (se il termine mi è consentito.)
Il primo si risolve nel raccontare del piacevole stupore nel vedere la solidarietà di fatto e non solo a parole, di tutte le persone che ho incontrato e con cui ho camminato in questi venti giorni. Solidarietà, condivisione e anche amicizia che proprio non mi sarei mai aspettato in tale qualità e quantità! La considerazione “filosofica” invece ha invece una parte “negativa” e una “positiva”. Quella negativa è che ora so che, purtroppo , non potrò mai più camminare in un bosco o in montagna senza pensare a chi è passato prima di me versando sangue sudore e lacrime. Quella positiva è che ora so che, per fortuna , non potrò mai più camminare in un bosco o in montagna senza pensare a chi è passato prima di me versando sangue e lacrime. Questo è quello che ho avuto da questi giorni.

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