Tappa XIIIVisita al “Museo privato” del dott. Tardvio alla località Sorne, del Mulino Zeni, Visita alle postazioni di Monte Giovo e trasferimento a Mori

Insieme ad una pellegrina, Angela, che ci ha accompagnati, abbiamo visitato il Museo Privato a casa del dottor Tardivo.
Raro esempio di chi, da anni e con passione, e dedizione, raccoglie reperti e veri pezzi di storia, sia riguardanti i fatti di guerra, che della civiltà rurale e contadina.

Ancor più raro, perchè messo a disposizione di chiunque passi di lì.

A pochi passi, sempre in località Sorne (piccola, piccolissima frazione di Brentonico) abbiamo avuto la possibilità di visitare il Mulino Zeni.

Anche qui, il proprietario ci ha raccontato la storia dell’ attività dei suoi avi e alcuni episodi legati al territorio che stavamo attraversando.

Cosa ancor più straordinaria, al giorno d’oggi è stata l’accoglienza del proprietario, stava battendo il grano con la “vergola” e ci ha raccontato che tutti i passaggi, dalla semina alla macinatura viene fatto a mano per poter mantenere le tradizioni di una volta anche se con grande fatica.

Nel pomeriggio invece ci siamo dedicati alla visita approfondita ed interessantissima, del complesso di fortificazioni del monte Giovo. in questa visita ci hanno accompagnati il Presidente della SAT di Brentonico, Riccardo Giuliani e il Professor Franco Cramerotti, insegnante di Costruzioni all’ Istituto F.lli Fontana di Rovereto. Un lavoro durato 2 anni circa ma che deve ancora essere terminato. L’unione di forze delle associazioni volontaristiche della zona e dei ragazzi dell’Istituto Fontana, ha portato alla riscoperta di un complesso, quello del Monte Giovo di rara bellezza e interesse, molto visitato da comitive provenienti da tutta italia.
Il forte (al termine della guerra doveva ancora essere completato)è un classico esempio di forte quasi completamente scavato nella roccia con un sistema di difesa e di controllo sia della piana di Loppio sia della zona di Rovereto.

Ulteriore esempio di come doveva essere misera la vita di soldati costretti a vivere al loro interno e nel contempo, notando il sistema di fortificazione e di vie di comunicazione, fa capire, una volta in più di quanti sforzi siano stati spesi inutilmente per combattere una guerra inutile e senza senso.

Nella fase di ripulitura della zona è stata trovata una baracca con numerosi frammenti di piatti, scodelle vetri e “gamelle”, quindi molto probabilmente doveva trattarsi della zona delle cucine. Ci piace concludere anche oggi con una citazione da un diario di guerra:

“Andai gironzolando in cerca di pagnocca ma non ne trovai, che fame in confronto l’anno scorso come oggi! La sera non si ebbe neppure mannaggio solo in po’ di zuppa fredda: che fame orribile! dovetti mangiare una conserva di riserva. Pagnocca neppure da vedere. <diario di Domenico Longo, a cura di Quinto Antonelli>”

Tappa XII Tappa polsa- brentonico

Tappa semplice, quasi tutta in una leggera discesa tranne che per la salita dal Ponte del Diavolo a Cornalè, adatta quindi a tutti.
Da evitare possibilmente una giornata come oggi, il caldo torrido e il sole rendono molto più difficile camminare anche se si transita a mezza montagna. I tratti nel bosco sono molti nella parte iniziale ma vanno a diradarsi cosicché molti tratti risultano in ampi prati sotto il sole.

La tappa oggi non si è conclusa lungo il Sentiero della Pace (non passa precisamente a Brentonico)ma abbiamo accettato il caldo invito dell’Associazione Nazionale Alpini del
Gruppo di Brentonico, del comune di Brentonico e del Parco del Baldo a visitare le bellezze che ci può offrire Brentonico e i dintorni.

Ettore Passerini, Capogruppo della Sezione di Brentonico, il Rappresentante Sezionale Mattei Silvano, il Capogruppo di Cima Vignola Zeni Danilo, Il Vicecapogruppo di Brentonico… gli alpini Nicola Buono, Ivano Passerini, Elia Giovanazzi, Vittorino Andreoli , Italo Viola, il Colonnello Laezza (gruppo alpini arco) ci hanno accolto a Brentonico, e come da migliore tradizione alpina in maniera stupenda, anche qui credono nel nostro pellegrinaggio e ci vogliono aiutare per tutto quello che possono fare a portare a termine questo nostro viaggiare nel trentino e nella storia, il nostro piccolo impegno nel cercare di far rivivere nelle persone ciò che la guerra ha portato nel territorio.

La distruzione delle famiglie e della vita degli uomini

Anche l’Assessore alla Cultura Quinto Canali del comune di Brentonico ha voluto condividere con noi ciò che questo comune ha da offrire, in primis Palazzo Baisi, le sue mostre e il giardino botanico sul retro del palazzo, una perla forse poco conosciuta, di Brentonico e del Baldo.
Ci permettiamo di consigliare la mostra attualmente in esposizione palazzo, “Corpi Disarmati”, una mostra che racchiude tutti gli aspetti, i momenti e gli uomini che combattevano in prima linea ma non con il fucile, coloro che cucinavano, distribuivano il cibo, le infermiere, i medici, e tutto ciò che è stato dopo la guerra, dalla sindrome post traumatica alla ricostruzione degli arti alle procedure di amputazione e di ricostruzione degli arti, una mostra a tratti cruda, ma che mostra al meglio la vita, forse poco conosciuta ai più di molti soldati.

Vogliamo concludere proprio con una citazione tratta dalla mostra:

“Io appartengo alla generazione dei <sopravvissuti> il cui cervello è gravato dall’orrore, messo da parte a forza, incapsulato in un guscio speciale, che il sogno-o nuovo orrore! – volte sventrò.

Poi trabocca, si allarga, mi sopraffà… Orrore, orrore, orrore sii benedetta, o luce! Che mandi in frantumi il sogno.” gustav Heinse

VIII tappaMalga Cadria- Rifugio Pernici

Oggi tappa lunga e abbastanza faticosa, almeno nella prima parte.ci hanno accompagnati per un buon tratto Massimiliano Luzani sovrintendente della Guardia Forestale di Ledro, e per la prima parte, Mirco, il pastore che ci ha cortesemente alloggiato la notte precedente. 

Un susseguirsi di tratti non troppo lunghi ma decisamente impegnativi e stancanti per le pendenze affrontate un saliscendi continuo.

Si è camminato molto spesso in cresta, attraversando in cresta, attraversando spesso la trincea.

Alcuni passaggi si sono rivelati abbastanza impegnativi, ma non improponibili.

Sicuramente bisogna mantenere la concentrazione e l’ attenzione ad ogni passo.

Durante il cammino abbiamo incontrato altri escursionisti sempre lungo il Sentiero della Pace con i quali abbiamo scambiato le nostre esperienze e opinioni e ciò ci ha motivati ancora di più nel continuare a percorrere la nostra strada.

A sera ci hanno raggiunti gli Alpini di Tiarno, gli “amici degli alpini”, e Massimo Odorizzi del Corpo Forestale della Provincia e anche con loro abbiamo scambiato esperienze e pareri.

Una volta in più, e anche oggi, abbiamo toccato con mano la solidarietà e la disponibilità della gente abituata a vivere in montagna.

IX tappaPernici- torbole

Oggi una tappa semplice, e adatta a tutti, chiunque può prendersi un paio di giorni e recarsi per cena al Rifugio Pernici e la mattina seguente spostarsi verso Torbole su una dolce mulattiera militare in discesa.

L’arrivo a Riva del Garda è nei pressi della Rocca e poi una “passeggiata” nei sabbioni di riva e l’arrivo a torbole è fondamentale per la partenza il giorno dopo verso il rifugio altissimo.  

La tappa quindi non presenta difficoltà particolari ed è consigliata a tutti anche per il panorama che si può ammirare del lago.

Il nostro pellegrinaggio inizia a scendere di quota; si continuano a vedere reperti della prima guerra mondiale, trincee, camminamenti si susseguono e hanno trasformato l’aspetto della montagna, fiore all’occhiello è l’ospedale militare a mezza montagna. E le caverne per la conservazione del materiale in arrivo con le teleferiche dalla valle.
Forse visto il tempo atmosferico, l’ambiente che ci circonda all’arrivo a Riva del Garda e a Torbole, viene da pensare che la vita dei soldati in questa zona sia più “tranquilla” che non in vetta, ma visti i bombardamenti continui, e la vicinanza tra le due linee la vita non doveva essere per nulla semplice anche quì.

Oggi è però un grande piacere vedere italiani, tedeschi, francesi insieme a “dividere” il lettino fianco a fianco. L’Europa Unita forse ha portato qualcosa e nel contempo viene da chiedersi come mai la Grecia oggi venga lasciata sola, in balia di se stessa e degli speculatori mondiali.

Forse il lavoro per la vera unione tra gli europei deve ancora esserci, solo il vil denaro ha portato la vicinanza tra gli stati, ma non quella dei popoli, quella deve ancora venire. Ma a piccoli passi, siamo convinti ci si possa arrivare

XI tappaRifugio Altissimo- Polsa

Arrivati “stanchini” dalla sera precedente non avevamo notato l’osservatorio e le postazioni poste attorno al rifugio e neppure le postazioni rotanti verso la valle dell’Adige.
La discesa verso il Rifugio Graziani è dolce è semplice, poi se percorre il sentiero 650 che porta a san Valentino, dove una decina di persone erano in nostra attesa per poter percorrere insieme la tappa e per poter anche loro fare parte di questo pellegrinaggio, ma Luca, un pellegrino di Rovereto che ci ha accompagnato in 4 tappe, ha dovuto lasciarci per un impegno lavorativo.  

Il resto delle tappa passa da Colme di Pravecchio, Corno della Paura, e sotto il monte Vignola ed è sempre ugualmente semplice e adatta a tutti.
Camminare in queste zone, camminare in questi luoghi dove la strada è semplice, dolce, lascia del tempo per pensare, ed è come tornare all’anno scorso; poter lasciare vagare la mente a ciò che è stato; poter vedere monumenti, luoghi e testimonianze ancora tangibili di quel che è stato il Primo Conflitto Mondiale.

Ci hanno accompagnati oggi come pellegrini: Luca, Mirella, Antonio, Anita, Paolo, Lia, Daniela, Paola, Giorgio, Luigia, Stefano.

X tappaTorbole-altissimo

Tappa, questa, lunga e impegnativa da un punto di vista fisico. 2000m di dislivello in salita circa non sono pochi e non sono da tutti in giornata, ma il sentiero è semplice, largo e percorribile da tutti. Una volta giunti a Nago seguendo la statale “vecchia” si procede per il santuario di s. Giuseppe e poi si inizia a salire, costantemente e inesorabilmente fino al rifugio altissimo. Si possono vedere trincee, tunnel, e villaggi per buona parte del percorso, il che ricorda nuovamente ciò che è accaduto 100 anni fa in queste zone. Oggi l’uscita è stata senza accompagnatore e senza alcuna tabella o cartellone esplicativo lungo il percorso rende forse le cose meno comprensibili per i meno esperti…(sarebbero opportune alcune spiegazioni sulla situazione in questa zona).
La tappa comunque è molto interesaante e fornisce numerosi spunti per pensare. 

Ci sentiamo quindi di consigliare la tappa a tutti, sia per ciò che si incontra lungo la strada sia per gli scorci del lago di Garda che si possono vedere salendo, sempre peò con l’occhio rivolto al passato, ma guardando al futuro.

Non può mancare un ringraziamento al gentilissimo Danny, gestore del rifugio altissimo, ed ora, la prossima volta che sarete al rifugio, guardatevi attorno e vedrete il segno del nostro passaggio, la nostra Maria dolens campeggia sopra gli avventori del rifugio.

VII tappa:Lardaro-Malga Cadria

Quest’oggi la tappa è stata breve, almeno confrontandola con le precedenti. Molto interessante perchè i Forestali che ci hanno accompagnato ci hanno resi partecipi, con tanti racconti ed esempi del loro lavoro e della loro vita sul territorio.

Purtroppo oggi è dovuto rientrare verso casa uno dei nostri compagni di camminata.

Uno strappo muscolare l’ha bloccato. 

Anche questo episodio, il dolore fisico, l’estrema difficoltà per arrivare a fine tappa, perlopiù sotto la pioggia battente, ci ha dato modo di riflettere, su quanto sia difficile e a volte complicata la vita del pellegrino, soprattutto in alta quota, col maltempo, col dolore ma con la voglia di concludere quanto iniziato, e per estensione, quanto dovrà essere stato terribile cento anni fa.

A fine tappa, arrivati a Malga Cadria ci ha accolti Mirco, il pastore che abita e lavora qui tutta l’estate. Nonostante i suoi 19 anni appena compiuti, ci ha accolti come un veterano, con grande disponibilità, tipica degli abitanti delle montagne.

Non possiamo dimenticare che nella tappa ci hanno accompagnato anche la Guardia Forestale di Pieve di Bono, il sovrintendente forestale Aldo Giovanella e il custode forestale del Consorzio di vigilanza boschiva di Daone Castellini Omar. La tappa non avrebbe potuto concludersi in maniera migliore se non con l’arrivo di Fabio Filippi, alpino del gruppo di Tiarno di Sopra che ci ha rifornito di viveri per la tappa successiva!! Sempre e comunque…w gli alpini!!

VI tappa: Rifugio Trivena- Lardaro

Una delle ultime tappe decisamente impegnative, forse la più impegnativa in assoluto.

La tappa è consigliabile alle famiglie solo da malga Magiassone fino all’imbocco degli ultimi metri del Passo del Frate, e dal Colle dei Morti A Forte Larino.

La parte iniziale della tappa è forse un po’ troppo scoscesa e alcuni passaggi in passerella possono essere difficili per le famiglie. L’accesso al Passo del Frate, la salita al Monte Corona e la successiva discesa fino al Colle dei Morti sono impegnative con buona parte del tracciato su sentiero attrezzato e solo per escursionisti esperti. Va da se quindi che solo chi conosce la montagna e i suoi pericoli può fare la tappa nella sua totalità.
Anche oggi il tempo per pensare ad altre cose che non siano il sentiero sono state poche e tutte relazionate, come negli ultimi giorni alla difficoltà del tracciato che noi in primis abbiamo provato.

Le trincee sulla cresta della montagna, dove, anche il primo d’agosto soffia un vento freddo e l’umidità è tanta, dove un cordino ti protegge dal cadere, la vita 100 anni fa, nei mesi autunnali o invernali doveva essere terribile. Come si poteva vivere mesi interi a quelle quote? Su quelle montagne, in quelle condizioni? come si poteva vivere nelle viscere della montagna in tunnel scavati nella roccia più profonda? Morire a 16-25-30 o anche 40 anni lasciando i propri cari a casa propria. Unica consolazione era la compagnia della nuova famiglia. Quei soldati, i tuoi commilitoni che nonostante tutte le difficoltà, o forse grazie a quelle difficoltà, ti erano vicini nella disperazione e nella felicità che riempiva le giornate. Giornate in cui l’attesa regnava sovrana, attendere la morte che poteva venire da una parte del fronte o dall’altra, morte che poteva venire da un soldato nemico o per errore dall’amico, oppure quella peggiore, la morte del plotone d’esecuzione “amico”. 

Anche su queste montagne chissà quanti, non conoscendo le montagne, si sono rifiutati, per legittima paura, di avanzare, camminare, attaccare il nemico e sono stati giustiziati. Chissà quanti hanno avanzato e hanno temuto più il terreno che non il nemico, e sono caduti.

All’ arrivo, una delegazione degli Alpini di Roncone e Daone rispettivamente composte dal capogruppo di Roncone Luigi Mussi, Bazzoli Enzo, Filosi Stefano, Iori Giorgio, Loris Armani, Roseo Paolo; dal capogruppo di Daone “Pepe”, Giuseppe Manni e dal capo mandamento Val Giudicarie e Rendena Dario Pellizzari ci hanno accolto con la loro solita simpatia e disponibilità. Abbiamo condiviso con loro l’ottima cena che ci hanno preparato e ascoltato i loro racconti, di guerra e non solo. E ci hanno offerto la loro sede come ricovero per la notte!!
Noi stiamo camminando per la Pace e tu cosa fai per la Pace?

We are walking for Peace and what are you doing for Peace?

V tappa

Tappa defaticante attorno al rifugio Trivena. Abbiamo visitato una presa d’acqua che serve il rifugio, che si autoproduce anche l’energia elettrica. Successivamente abbiamo visto i basamenti delle teleferiche che da fondovalle servivano le postazioni austroungariche d’alta quota. Anche qui ci si può rendere conto delle fatiche patite dai soldati e dagli operai che preparavano la guerra.
Infatti gli stessi basamenti da svariati quintali di cemento alle partenze delle teleferiche, dovevano essere costruiti in cima alle montagne!

Nel pomeriggio abbiamo effettuato un piccolo sopralluogo al primo tratto della tappa che affronteremo domani. Le scale in legno e le passarelle costruite dal Gestore del rifugio Trivena e dagli operai del Servizio Conservazione e Valorizzazione Ambientale sono veramente ben fatte!

Il resto della giornata ci ha trovati impegnati nelle incombenze tipiche del dopogiornata del Pellegrino, forse un pochino trascurate nei giorni precedenti. Studio della tappa successiva, contatti con gli accompagnatori, e anche un po’ di bucato!!

IV tappa;Rigufio carè alto – rifugio trivena

Tappa difficile, molto impegnativa. Nella seconda parte anche la pioggia non ci ha aiutato. Parecchi tratti in erba alta e molto scivolosa ci ha rallentati e messi in una certa difficoltà.A circa metà percorso, una ferrata (o percorso attrezzato) ci è apparsa all’improvviso, decisamente inaspettata. Anche una pellegrina francese che ci ha accompagnato in questa tappa è rimasta sorpresa, convinta che si trattasse di pochi metri di fune metallica. Invece bisogna dire che circa trecento metri di scale di ferro e corda metallica inframezzati da tratti liberi, non sono alla portata di tutti.
Piacevole intermezzo l’incontro con una coppia di turisti tedeschi che per un tratto si sono trasformati, ben felici di esserlo, in pellegrini della pace.

Al solito i panorami sono da cartolina, quando la leggera nebbia ci ha permesso una visuale sui tanti torrentelli e cascate. Decisamente inaspettato anche l’ incontro con un branco di stambecchi che in verità sembravano decisamente a loro agio nel vederci.

Il tempo per pensare in questa tappa è molto poco, più importante è guardare attentamente a dove mettere i piedi, e a preservare le forze per non arrivare stremati all’arrivo.

Se pellegrinaggio vuol dire anche “soffrire” questa tappa deve essere fatta, sempre con la testa sulle spalle ed accompagnati con esperti.
Al rifugio “Trivena”, gestito da 30 anni da Dario Antollini e famiglia, custodi impegnatissimi del Sentiero della Pace in questa zona e della fitta rete di tracciati quì attorno, ci hanno raggiunti i nostri alpini e i sindaci locali.

Il “Generale”, Domenico Ferrari, amico di Maria Dolens, nostro amico, ha organizzato una cena per salutare il nostro arrivo, e per condividere la nostra esperienza il più possibile. 

Dal gruppo di Breguzzo il capogruppo Denis Lorenzi e l’ex capogruppo Antonello Ferrari, dal Gruppo di Bondo il capogruppo Gaetano Bonenti e Oreste Molinari.
Stimolante, e di grande importanza la presenza di Giuseppe Bonenti, sindaco di Bondo e di Emanuele Bonafini, Commissario del comune di Breguzzo, interessati per lo sviluppo nella loro zona del Sentiero della Pace, e consapevoli dell’importanza di dare una maggiore visibilità ad un percorso che sia di interesse non solo per i normali escursionisti ma anche per coloro che vogliono fare un viaggio dentro se stessi.
Noi stiamo camminando per la Pace e tu cosa fai per la Pace?

We are walking for Peace and what are you doing for Peace?

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